Il 10 marzo 1876 viene effettuata con successo la prima chiamata telefonica. Ha inizio, così la seconda grande rivoluzione della comunicazione umana dopo l’invenzione della stampa, che prepara il terreno per una terza, sensazionale rivoluzione, la nascita del web: un’invenzione ispirata all’informatico del CERN di Ginevra Tim Berners-Lee da alcuni colleghi italiani, che usavano trasmettere informazioni tramite linea telefonica da un piano all’altro dell’enorme edificio del centro visualizzandole tramite video.
Adesso, ogni giorno, miliardi di parole, immagini e suoni vengono trasmessi e ricevuti in ogni dove del mondo, con una velocità straordinaria. Il mondo digitale fa ormai parte della nostra esistenza, e non esiste più la distinzione fra virtuale e reale. Dallo studio alla vita affettiva, questo è il mondo in cui siamo quotidianamente e completamente coinvolti, tanto da dare per scontato che tutto debba sempre andare per il meglio.
Il grande fascino del digitale, infatti, è costituito dalla facilità induttiva con cui miliardi di persone nel mondo hanno potuto rapidamente diventare navigatori di Internet, usare le e-mail, chattare, creare uno o più profili social, fare acquisti in e-commerce, andare on line alla posta, in banca, al lavoro.
L’identità digitale: una risorsa preziosa
Tutte queste attività sono rese possibili grazie alla creazione della propria identità digitale, grazie alla quale i sistemi ci riconoscono, ci chiamano per nome di battesimo, ci danno del tu, ci consigliano, ci ringraziano, ci forniscono i servizi che chiediamo, facilitandoci così la vita nei suoi molteplici aspetti.
Le nostre identità digitali sono preziose: e, come è noto, sono diventate grandi risorse per il business globale. Il commercio mondiale si basa ormai sull’integrazione tra raccolta di informazioni legate alle attitudini dei consumatori e produzione di beni targettizzati all’origine del processo produttivo.
L’identità individuale e quella digitale sono diventate una “fonte energetica” formidabile per lo sviluppo economico globale. Questa fonte energetica, che qualcuno arriva a definire il nuovo petrolio, viene ceduta dai singoli in cambio di servizi apparentemente gratuiti, come l’iscrizione alle piattaforme social, alle chat, ai servizi e-mail. Non è lontano, tuttavia, il giorno in cui le grandi corporation dovranno assicurare i dati sensibili che gli sono stati affidati: a quel punto ognuno avrà l’esatta percezione del valore della propria identità digitale.
…. E un bene da tutelare
Spesso ci accorgiamo dell’importanza delle cose quando ci vengono a mancare: succede anche per l’identità digitale.
Il furto dell’identità digitale è un reato in crescente aumento[1]: permette ai criminali di impossessarsi di dati personali per usarli a fini illeciti, col risultato di recare un danno alle persone e di conseguenza alle organizzazioni, pubbliche, private, commerciali o aziendali con le quali sono in contatto on line.
Consapevolezza e formazione: le fondamenta per creare una digital safe zone
Ecco, quindi, che diventano fondamentali sia la consapevolezza dei rischi che si corrono se non si adottano comportamenti corretti a tutela della propria identità digitale, sia la formazione personale sulla cyber security. Ognuno di noi, digitando la tastiera di un pc, di un tablet o di uno smartphone si è sentito a pieno titolo nella modernità, in perfetta sincronia con la precisione e la velocità che i tempi ci richiedono, per stare al passo col mondo digitale: ma è proprio in questa disinvoltura che si annidano i pericoli.
Un uso poco attento, per non dire superficiale, di tecnologie sofisticate come i device digitali può creare guai a noi e agli altri: in particolare, se a essere colpite sono le organizzazioni, le istituzioni o le aziende i danni possono risultare davvero ingenti.
Le notizie legate agli attacchi informatici sono ormai all’ordine del giorno: come avvengono nella maggior parte dei casi?
Ecco un esempio che vale per tutti.
Recentemente un dipendente di un’importante istituzione pubblica in smart working ha incautamente aperto un’e-mail che mascherava un tentativo di phishing[2]: in questo modo gli sono state rubate le chiavi d’accesso per entrare nel sistema, che è stato gravemente vandalizzato, per poi diventare oggetto di una richiesta di riscatto.
La vicenda ha assunto una rilevante proporzione di gravità, trattandosi di un’istituzione sanitaria regionale; proprio nel bel mezzo della prima campagna vaccinale anti Covid si sono verificati così disservizi e ritardi che hanno danneggiato la salute dei cittadini e la reputazione dell’istituzione pubblica.
Questo caso di scuola ci permette di porre una domanda: come evitare che un dipendente rechi un enorme danno, – economico e d’immagine -, con un semplice, incauto, inconsapevole errore? È possibile cambiare certi comportamenti tanto ingenui quanto fortemente nocivi?
La risposta è dare concretezza al concetto di welfare digitale, che CybeRefund ha definito come “digital safe zone”.
- Ogni giorno milioni di persone subiscono attacchi cibernetici alle loro identità digitali.
- Questi fenomeni arrecano danni economici, e mettono anche a repentaglio il tenore di vita e la reputazione delle persone; minano la loro serenità, violano la privacy, compromettono il benessere.
- Gli attacchi contro i singoli sono atti criminali che fanno leva sulle persone per colpire le comunità, le organizzazioni, le istituzioni e le aziende: viene “usata” una persona per colpirne mille.
Come diventare parte attiva di una nuova era di benessere digitale
Se tutti siamo tenuti all’adozione di comportamenti corretti, utili a proteggere la serenità nel nostro lavoro, è ancora più importante abituarsi a farlo nella nostra vita personale, in famiglia, quando ci connettiamo col mondo digitale. Per le aziende la serenità dei dipendenti è il primo importante traguardo del benessere: anche perché in questo modo possono proteggersi dall’aggressione ai propri sistemi.
Come azienda benefit, CybeRefund si è imposta la missione di costruire il benessere digitale, cioè la capacità di aumentare i benefici del web riducendo i rischi e facendo diventare le best practice digitali un’abitudine quotidiana: un gesto spontaneo e automatico, come quando, imparando a guidare un’automobile, acquisiamo le competenze della sicurezza attiva e passiva, indispensabili per il piacere della guida e la sicurezza dei propri cari a bordo.
È su questo terreno che CybeRefund può svolgere un compito di rilevante utilità sociale: trasformare la consapevolezza dell’importanza dei propri dati in valore economico, tanto da metterlo in sicurezza con polizze assicurative dedicate.
La piattaforma integrata NautiLux per le persone e le aziende
Le piattaforme CybeRefund offrono soluzioni integrate come NautiLux, che permette di usufruire dei vantaggi del mondo digitale protetti, imparando a prevenire gli attacchi informatici e monitorando costantemente i propri dati. “È un benefit sociale, pensato per la tranquillità delle persone, come valore della qualità della vita e del lavoro.” commenta Gianluca Mandotti, CEO di CybeRefund.
NautiLux è la piattaforma del benessere digitale: un’app in grado di fornire alle persone e alle aziende la possibilità di verificare in tempo reale se vi siano state intrusioni e/o furti d’identità digitale. Offre auto-formazione alla sicurezza digitale, mette a disposizione una preziosa consulenza legale nel caso di danni subiti e un’assicurazione per coprire le eventuali spese legali.
Se sentirsi al sicuro crea benessere, diffondere benessere digitale tra le persone, le loro famiglie e le aziende è la priorità di CybeRefund.
In sintesi: la formazione richiede consapevolezza, la consapevolezza richiede prevenzione, la prevenzione richiede sicurezza, la sicurezza richiede protezione assicurativa.
[1] Secondo i dati dell’Osservatorio Cyber, solo nella prima metà del 2021 sono stati più di 1 milione gli alert ricevuti da utenti italiani relativamente a un attacco informatico ai danni dei propri dati personali, in crescita del +56,3% rispetto alla precedente rilevazione.
[2] Un tipo di truffa effettuata su Internet attraverso la quale un malintenzionato cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso fingendosi un ente affidabile in una comunicazione digitale.